I vini naturali vengono prodotti nel rispetto dell’ambiente e del prodotto finale, riducendo al massimo la manipolazione da parte dell’uomo.
Sebbene siano nati già verso la fine degli anni ’80, non è da molto che si sente parlare sempre più spesso dei cosiddetti vini naturali. Con questa definizione si fa riferimento a un tipo di prodotto in parte simile ai vini biologici, ma che differisce da questi ultimi per una serie di ragioni.
I vini naturali vengono prodotti nel rispetto dell’intera filiera, dalla maturazione dell’uva alla raccolta, dalla fermentazione all’affinamento e via dicendo. L’intervento dell’uomo sul vino, in altre parole, è ridotto al minimo. E il risultato è un prodotto dalle caratteristiche organolettiche molto particolari.
La vinificazione naturale fa dunque proprio il concetto di sostenibilità, optando per un metodo di vinificazione che in qualche modo si potrebbe definire all’antica e dunque avulso dalle pressanti richieste del mercato.
Le fasi di produzione di un vino naturale sono le seguenti. La coltivazione avviene senza l’uso di diserbanti, insetticidi o concimi chimici e preferendo quelli naturali come il letame. La vendemmia dell’uva avviene a mano, nel rispetto della pianta e scegliendo solo i grappoli migliori. Questo passaggio è fondamentale poiché l’uso di additivi usati per migliorare la qualità del prodotto finale non è concesso, o meglio, non è previsto.
A tal proposito, infatti, è bene fare una specifica. Mentre per la produzione di vini biologici è obbligatorio far riferimento al Reg. UE n. 2018/848 del 2021, per quella dei vini naturali non è presente una normativa vera e propria, quanto piuttosto una serie di dettami non scritti a cui i produttori scelgono di attenersi. Ma torniamo al processo produttivo.
La vinificazione avviene senza l’aggiunta di lieviti selezionati da parte dell’uomo, ma solo grazie a quelli naturalmente presenti nell’uva. Inoltre i processi di filtrazione e chiarificazione (che renderebbero il prodotto finale più limpido) non sono ammessi. L’affinamento, che non ha una durata minima, avviene in botti di rovere o contenitori di argilla.
L’imbottigliamento, infine, non prevede l’aggiunta di solfiti. Questi ultimi sono solitamente aggiunti ai vini al fine di prolungarne la durata e fare in modo che le loro caratteristiche organolettiche si conservino inalterate. Allo stesso tempo, però, i solfiti possono essere causa di allergie e andrebbero pertanto contenuti.
Non a caso nello scegliere i migliori vini rosati di fascia media, Altroconsumo ha prediletto quelli con basse concentrazioni di solfiti. Nei vini naturali, dunque, è prevista una concentrazione di 50 mg per litro o addirittura di 20 mg per litro.
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