Di Melania Marchegiani | 23 Marzo 2024
La pastiera napoletana è una delle ricette più apprezzate non solo nella sua terra d’origine: ma cosa c’entra una sirena? Ecco la leggenda incredibile.
L’uovo di Pasqua e la colomba sono sicuramente tra i dolci tradizionali nel nostro Bel Paese, prodotti oramai in innumerevoli varianti per andare incontro ai gusti di ogni consumatore. Un altro tipo di dolce caratteristico della tradizione pasquale napoletana è la pastiera, conosciuta e consumata non solo in tutta Italia, ma anche nel resto del mondo.
Dal sapore per niente scontato, la pastiera napoletana racchiude in sé una complessità di gusti da ricercare nel tempo. Questa antichissima ricetta, infatti, pare affondare le sue radici a millenni fa. Pare infatti risalga ad una curiosa leggenda appartenente addirittura all’epoca romana o forse greca, quando, la sirena Partenope aveva scelto come sua dimora prediletta il Golfo di Napoli e per ringraziarla, la popolazione la celebrava portandole sette doni.
Ogni dono aveva un simbolo: la farina per la ricchezza, le uova come auspicio di fertilità, la ricotta per l’abbondanza, il grano cotto nel latte come simbolo di fusione di regno animale e vegetale. E poi i fiori d’arancio profumo della terra campana; spezie come omaggio di tutti i popoli e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena. Partenope creò così la pastiera napoletana.
Com’è nata la pastiera napoletana?
Un’altra leggenda vuole che per celebrare il ritorno della primavera, le sacerdotesse di Cerere portassero in processione un uovo, simbolo della vita che rinasce. Sempre in epoca romana, alcuni fanno risalire la pastiera all’epoca di Costantino, in cui i catecumeni ricevevano latte e miele durante il battesimo nella notte di Pasqua. L’uso del grano o il farro, misto alla crema di ricotta, potrebbe derivare poi dal pane di farro delle nozze romane.
La pastiera napoletana nacque invece, secondo altre fonti, molto più tardi, risalendo addirittura al XVI secolo, periodo in cui nei conventi venivano prodotti dolci napoletani. Probabilmente la pastiera nacque in quello di San Gregorio Armeno, dove una suora ebbe l’idea di preparare un dolce associando la simbologia degli ingredienti al cristianesimo, con spezie provenienti dall’Asia e il profumo dei fiori d’arancio del giardino del convento.
La ricetta classica della pastiera prevede una base di pasta frolla con farina, uova, strutto (o burro) e zucchero semolato da adagiare sulla tipica tortiera in alluminio dai bordi lisci e leggermente svasati, alta 3-5 cm. Per il ripieno occorrono invece latte, uova, zucchero, burro, ricotta di pecora, chicchi di grano, frutta candita, vaniglia, vanillina, scorza d’arancia e di limone, acqua di fiori d’arancio e cannella in polvere.
Dopo aver riempito la frolla con abbondante ripieno, si può coprire il tutto con strisce di altra pasta frolla, incrociandole come nelle più classiche crostate. A fine cottura si lascia raffreddare a si copre con una bella spolverata di zucchero al velo. Secondo la tradizione la pastiera va preparata il Giovedì Santo e consumata a Pasqua, per dar modo a tutti i sapori di amalgamarsi.
Parole di Melania Marchegiani