Di Cesare Orecchio | 12 Settembre 2024
Può una semplice pizza arrivare a costare 1000 euro? Assolutamente sì e vogliamo presentarvela: potreste rimanere scioccati!
Nell’ultimo decennio il mondo della ristorazione, specialmente quella italiana, ha subito un notevole cambiamento. Chi da una vita si è ritrovato a fare la tipica cucina tradizionale della nonna, all’improvviso ha deciso di rivoluzionare il concetto di tradizione, rendendo i piatti più iconici non solo innovativi, ma anche nell’accezione più gourmet che si possa immaginare. Sia chiaro, sono sempre esistiti i ristoranti elitari, i cosiddetti stellati, eppure dall’altra parte il boom del ‘rinnovo ristorativo‘ come ci piace chiamarlo è innegabile oltre che indubbio.
Anche il mondo delle pizzerie ha iniziato ad adeguarsi al contesto, proponendo impasti dai volti forse mai visti fino a quel tempo: miscele di farine antiche e profumate, alta digeribilità, materia prima di eccezione e che solo al produttore costa un occhio della testa. Per conseguenza anche una semplice Margherita che nelle strade napoletane più famose, se tocca i 6 euro è oltraggio, in altre pizzerie può arrivare a costare oltre i 10 euro. Perché? Salse di pomodoro cotte in particolari cocci, frutti freschi che vengono toccati con i guanti di velluto pur di non comprometterne l’aspetto organolettico, mozzarella ancora calda calda di caseificio.
E di recente abbiamo scoperto che, ben presto, verrà immessa sul mercato della ristorazione una pizza dal valore di ben 1000 euro. Schiaffo alla povertà o ritorno all’innovazione di cui parlavamo poc’anzi? Il costo però vede una sua ragione.
La pizza strana da ben 1000 euro che divide il web: perché costa così tanto?
Come potrebbe arrivare una pizza semplice a sfiorare un costo così elevato parlando addirittura di 1000 euro? Sia chiaro: che si faccia in casa come nonna ci ha insegnato o che si mangi nella nostra pizzeria di fiducia, poco cambia, una pizza difficilmente potrà costare in termini di produzione più di 3 euro e stiamo già esagerando. Il problema, se così vogliamo definirlo, è la materia prima che viene già dal canto suo acquistata in partenza a prezzi stellari. Prendiamo ad esempio una di frumento non raffinato, o una di grani antichi siciliani. Il prezzo è giustificato, possiamo ammetterlo.
Ciò su cui dovremmo soffermarci è quando l’esagerazione non solo non conferma la regola, ma ne compromette il significato. Si può comprendere che una pizza al gambero di Mazara possa arrivare ai 30 euro se soltanto il loro prezzo al kg sfiora persino cifre dei 130 euro. Discorso a parte è quando una Margherita viene ‘passata‘ come raffinatezza esclusiva. Logico che sia di una bontà estrema e che quel singolo pizzaiolo possa decidere di prepararla con prodotti a km 0. Ma nel tempo la pizza è diventata simbolo italiano per eccellenza culinaria e accessibile a tutti.
Ecco che quindi una pizza da 1000 euro potrebbe risultare uno schiaffo alla povertà. Attenzione però, perché alla base forse, possiamo giustificare questo numero pauroso a 3 zeri. Oltre ad ingredienti base quale farina, lievito, acqua e così via, troviamo anche una creme frâiche rigorosamente fatta a mano e lasciata riposare a dovere, l’aragosta del Maine, che già solo questa si aggira tra i 30 e i 50$. Ciò che in questo caso risulta davvero elitario è la presenza di oltre sei tipologie di caviale, tutte diverse e ognuna con uno specifico sapore.
Va da sé quindi considerarla come un’esperienza del medesimo calibro di un percorso di degustazione da Cracco, Cannavacciuolo o un più internazionale Gordon Ramsey. Nell’insieme queste sei tipologie costano circa 850$ per il ristorante che nel 2012 la propose, Nino’s. Rimane comunque il dubbio che il prezzo possa comunque offendere un’ampia fetta di mondo che in questo momento combatte per avere un tozzo di pane.
Ma con ogni probabilità qualcuno arriverà a comprarla, non ponendosi la problematica. Perché forse dovremmo farlo noi? Sarebbe meglio soffermarsi sulle nostre margherite italiane a 10 euro? A voi la sentenza.
Parole di Cesare Orecchio
Amante dell’arte, della cucina e della scrittura, inizio il mio percorso a soli 18 anni dopo essermi diplomato in Storia della Moda e tecniche della confezione, pubblicando la mia prima raccolta di poesie ‘Petali di vita’. Ho cambiato poi vita diventando cuoco professionista nella mia città natale Messina per poi abbracciare la scrittura a 360°.