Una sostanza utilizzata ampiamente nel settore del beverage è stata dichiarata pericolosa per la salute e sarà eliminata.
L’industria che si occupa di realizzare alimenti e bevande industriali è sempre più sotto attento esame da parte di realtà come l’FDA o la Commissione Europea, nonché di ricercatori, nutrizionisti e medici. Questo perché a volte – anzi spesso – gli ingredienti utilizzati sono di dubbia sicurezza. Prima che una certa sostanza venga proibita, però, ci vogliono studi e anni di ricerche, ed è ciò che è successo a un particolare ingrediente comunemente usato nelle bibite, fin dal 1920.
Un’eternità, se ci pensiamo, perché in pratica è da decenni – anzi, un secolo preciso – che i consumatori assumono una sostanza che si è rivelata potenzialmente nociva per la salute, e la notizia del suo divieto non è propriamente rassicurante. Andiamo a scoprire di cosa si tratta e perché gli scienziati hanno “convinto” le Autorità a toglierla da quelle ammissibili.
Quando andiamo al supermercato e acquistiamo delle bevande o bibite gassate non immaginiamo nemmeno lontanamente quanto sia stato lungo e complesso il procedimento per la realizzazione del prodotto finito. Sappiamo che, ad esempio, l’aranciata contiene una parte di succo d’arancia, così come conservanti e aromi, ma questa è solamente la punta dell’iceberg.
Il punto è che l’industria del beverage, così come quella alimentare, realizza prodotti con la volontà di renderli “perfetti” in modo da invogliare i consumatori a comprarli, solo che per raggiungere questo risultato si affida alla chimica. Di recente è venuta alla ribalta la notizia che una sostanza utilizzata nelle bevande agli agrumi sia in realtà nociva per la salute, ma è stata utilizzata per oltre un secolo.
La sostanza in questione è l’olio vegetale bromurato (BVO) cioè olio vegetale modificato col Bromo: serve a impedire che la parte agrumata della bibita si separi dal resto, creando un effetto ottico spiacevole. In sintesi, per rendere più “bella” la bibita si è fatto ricorso a qualcosa che può innescare danni alla salute. Il dato più sconcertante è che di questa potenziale pericolosità si è a conoscenza da decenni, e infatti la FDA autorizzò in passato l’utilizzo della sostanza entro certi limiti, in attesa di studi che confermassero o smentissero i timori sollevati dagli esperti.
Ebbene, alla fine questi studi sono arrivati, e i risultati sono a dir poco sconcertanti: secondo i ricercatori, che hanno testato il consumo di BVO sui topi, la sostanza è in grado di causare squilibri ormonali, innescare malattie della tiroide e anche accumularsi nel fegato e nel cuore. Possiamo quindi facilmente immaginare che con un consumo continuativo nel tempo la sostanza possa causare malattie gravi e portare a decessi precoci. Adesso la FDA ha vietato la sostanza, ma molti scienziati si sono dichiarati scandalizzati dal ritardo della decisione.
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