Ci sono delle cose che non vorremo sapere ma che dobbiamo conoscere sulla produzione di alcuni dei nostri cibi preferiti.
Partiamo da un presupposto che è tanto semplice quanto imbarazzante e problematico da accettare: mangiare significa distruggere. Per alimentare il nostro organismo abbiamo inevitabilmente bisogno di distruggere vita presente in natura, che sia animale o vegetale. Quindi già nelle premesse si tratta di un’operazione sporca e dura da accettare.
Con un numero sempre maggiore di persone che vivono sul pianeta è diventato necessario per l’uomo creare delle grandi catene di produzione del cibo. Bisogna far nascere o piantare qualcosa, poi farlo crescere, quindi macellarlo o raccoglierlo prima di confezionalo e distribuirlo nel resto del mondo.
Questa enorme e controversa catena di produzione e consumo del cibo ha portato però delle devianze evidenti nel sistema, che mettendo il guadagno al primo posto sacrifica ogni aspetto dell’intero ciclo. E così si parla di condizioni terribili negli allevamenti e di OGM in agricoltura, di macelli da brividi e di coltivazioni intensive che provocano la desertificazioni, e di danni ambientali inimmaginabili nella logistica e nella vendita finale.
In lingua inglese c’è un’espressione che possiamo tradurre in “Meglio non vedere come è fatta la salsiccia“. Un modo di dire per spiegare come certe volte l’ignoranza è un dono da tenere caro, perché appena si cala il velo di Maia e si assiste a cosa c’è dietro alla nostra cena potrebbero venirci dei conati di vomito.
Uno dei cibi più segretamente disgustosi che si possono trovare per strada è senza dubbio quello dei fast food. Per massimizzare l’efficienza e la velocità della catena, i grandi marchi hanno sacrificato e non poco la qualità degli ingredienti e dei processi di preparazione del cibo.
La carne del vostro panino preferito spesso è ottenuta con materia di bassissima qualità, presa da animali costretti ad alimentarsi con mangimi a base di mais e riempiti do ormoni. E gli hot dog sono anche peggio, confezionati con una purea di carne di scarto che contiene anche pelle, cartilagine e tessuto connettivo, il tutto frullato.
Ma anche il pane del panino spesso viene prodotto con farina di grano OGM, trattata con qualsiasi tipo di pesticida e di antiparassitario disponibile sul mercato per massimizzare la produzione. E la stessa cosa si può dire anche se scegliete l’opzione salutare del fast food, con insalate che inquinano l’ambiente in un modo insostenibile e frutta irrorata di sostanza chimiche che ne rendono la superficie luminosa e liscia, a discapito della salute di chi le sta mangiando. Ecco perché, quando possibile, meglio andare dai produttori locali e cucinare da sé: fa bene a noi stessi e all’ambiente.
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