C’è chi consuma ogni giorno il sale rosa dell’Himalaya per le sue fantomatiche proprietà e contro la ritenzione idrica: è davvero così benefico?
Tra i cinque tipi di sale usati in cucina che sono entrati nelle tendenze negli ultimi anni c’è anche il sale rosa dell’Himalaya, scelto non solo per la sua capacità di insaporire i cibi ma anche, e forse soprattutto, per le sua capacità benefiche miracolose. Ma cosa c’è di vero?
Il sale rosa sarebbe diuretico (ed è già un controsenso pensare ad un sale con proprietà diuretiche), quindi ideale per combattere la ritenzione idrica, avrebbe capacità depuranti, disintossicanti, tonificanti, calmanti. E addirittura preverrebbe il rischio di ictus e stimolerebbe il desiderio sessuale combattendo l’impotenza. In sostanza un elisir di lunga vita.
La prima falsità sta proprio nel nome. Non proviene dall’Himalaya ma da miniere situate in una provincia del Punjab in Pakistan. C’è chi lo preferisce al sale marino perché è più puro, e perché quest’ultimo è costituito prevalentemente da cloruro di sodio.
Ma anche il sale rosa ha il 97% di cloruro di sodio, come ogni altro sale alimentare messo in commercio, come da legge. Sulla purezza diciamo che sì, non è raffinato e appare di questo colore perché ci sono tracce di ferro, che comunque sono irrilevanti anche se si mangiasse il sale a cucchiaiate, figuriamoci se usato solo per insaporire l’insalata.
Diciamo poi che il sale marino ha lo iodio, prezioso elemento, mentre quello rosa no. E questo già lo rende meno interessante a livello nutritivo. Poi il sale comune non è inquinato come qualcuno pensa, viene sottoposto a processi di raffinazione che lo rendono sicuro per il consumo quotidiano. Tutt’al più occorre dosare bene il sale a tavola, per evitare problemi di salute.
Inoltre i presunti 84 oligoelementi contenuti nel sale rosa non ci sono, da studi condotti a campione ne sono stati trovati da 10 a 20. E tra questi anche alcuni veleni come mercurio, arsenico, piombo, cadmio e tallio. Certo, in quantità irrisorie, come alcuni elementi radioattivi.
Insomma, sicuramente si tratta di un prodotto costoso (anche fino a 30 volte più di un sale comune) ma, come ha detto il divulgatore scientifico e chimico Dario Bressanini, nessuno, nemmeno Peter Ferreira che negli anni ’90 è stato il primo a decantare le virtù del sale rosa, ha mai portato la dimostrazione di tali virtù con dati scientifici a provare i suoi poteri miracolosi.
Forse a Ferreira interessava fare affari, e uno dei modi più rapidi era far credere alla gente che il sale rosa avesse poteri magici. Che dire, vista la quantità di bufale che si leggono in giro, pare proprio esserci riuscito.
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