La famosa catena di fast food Kentucky Fried Chicken usa un tipo di olio ben preciso per friggere i prodotti: cosa sappiamo?
Se pensiamo ai fast food ci vengono in mente pietanze piuttosto ricche e gustose. Ma allo stesso tempo è impossibile non pensare anche alle conseguenze che quei tipi di cibi e preparazioni possono avere sulla nostra salute.
I cibi dei fast food, infatti, si caratterizzano molto spesso per la presenza di zuccheri occulti, le alte concentrazioni di sodio e, soprattutto, per l’alto contenuto di grassi che troviamo negli alimenti. A proposito di grassi, però, è bene fare delle distinzioni.
Non tutti i grassi, infatti, sono nocivi per la nostra salute. E anzi alcuni risultano fondamentali per mantenerci in salute. Pensiamo ad esempio agli omega-3, che contribuiscono al corretto funzionamento del nostro sistema cardiovascolare, oppure agli omega-6, che possono avere effetti antinfiammatori.
Tutto sta nel saperli dosare bene, evitando gli eccessi. E proprio a proposito di concentrazione di omega-6 si potrebbe parlare dell’olio che la nota catena di fast food KFC usa per preparare il suo croccante e dorato pollo fritto.
Quando si parla di produzione di cibo fritto a livello industriale, uno degli elementi da tenere in maggiore considerazione è il punto di fumo dell’olio. Il punto di fumo definisce infatti la temperatura massima oltre la quale l’olio comincia a bruciare (e a fare fumo, per l’appunto) e a degradarsi, con conseguenze non piacevoli per il nostro organismo.
Ma non bisogna trascurare neanche la composizione dell’olio. E in particolare la quantità di grassi idrogenati che possiamo trovarvi. I grassi idrogenati si chiamano così poiché vengono manipolati con l’aggiunta di idrogeno, allo scopo di prolungarne la durata. Eppure essi risultano particolarmente dannosi per l’organismo, aumentando il rischio di sviluppare obesità, diabete o malattie cardiovascolari. Tutto il contrario dei grassi sani, insomma!
Proprio per questo è interessante notare come KFC, a partire dal 2007, abbia cominciato a usare olio di lino non idrogenato, che si caratterizza per una minore presenza di acido alfa linoleico (quello in cui si trovano gli omega-6, appunto!). Ma allora perché la catena ha deciso di introdurlo nella sua cucina?
L’obiettivo principale era quello di eliminare quanti più grassi saturi e idrogenati possibile dai propri menù, sia per quanto riguarda la preparazione del pollo che per quella di altri piatti, quali i cookies. Nel corso degli anni KFC e poi a cascata anche una serie di altre catene di fast food (ad esempio McDonald’s, Burger King e Starbucks) hanno eliminato l’uso di grassi di questo tipo, optando per alternative più sane. O quanto meno meno dannose!
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