Di Claudio Rossi | 20 Dicembre 2023
Tutti conosciamo e probabilmente abbiamo bevuto almeno una volta il Manhattan. Ma ora un suo “cugino” lo sta surclassando
Il mondo dei cocktail è intriso di storie affascinanti e tradizioni che si fondono in ogni sorso, e tra le icone che emergono in questo panorama, il Manhattan si erge come un’opera d’arte liquida, una sinfonia di sapori che ha resistito al passare del tempo. E se vi dicessimo che c’è una variante pronta surclassarlo?
Il Manhattan, nato nei bar dell’isola di Manhattan, New York, è un cocktail classico che affonda le sue radici nel XIX secolo. La leggenda narra che questo intramontabile mix di whiskey, vermouth rosso e un tocco di angostura bitters abbia visto la luce nel celebre Manhattan Club nel 1870. Mentre le origini potrebbero essere avvolte nel mistero, ciò che è certo è che il Manhattan ha attraversato generazioni e continenti, conquistando il cuore degli intenditori di cocktail.
La variante del Manhattan
La ricetta del Manhattan è un’armoniosa combinazione di ingredienti di alta qualità e maestria nella preparazione. La scelta del whiskey è cruciale, spaziando dal bourbon al rye, ognuno conferisce al cocktail una personalità unica. Accanto al protagonista alcolico, il vermut rosso dona dolcezza e complessità, mentre le gocce di angostura bitters aggiungono il tocco finale, creando un equilibrio perfetto tra dolce e amaro.
Il Manhattan non è solo una bevanda, ma un viaggio sensoriale che inizia con il suo colore ambrato che promette un’esperienza avvolgente. Il primo sorso rivela la potenza del whiskey, seguito dalla morbidezza del vermut e la sottile complessità degli aromi delle spezie. È un assaggio che invita a una pausa riflessiva, una parentesi di piacere inebriante. Oggi, però, c’è una variante che sta prendendo sempre più piede. Negli States, ma non solo.
Oltre a essere una delizia per il palato, il Manhattan è diventato un’icona culturale, protagonista in film, libri e conversazioni eleganti. Il suo appeal senza tempo è un tributo alla sua capacità di adattarsi ai cambiamenti senza perdere la sua autenticità. Ma adesso c’è un altro cocktail che sta facendo impazzire chi lo ha assaggiato.
Membro della famiglia di cocktail che prendono il nome dai quartieri di New York, il Brooklyn spesso passa in secondo piano rispetto ai suoi cugini molto più famosi, i cocktail Manhattan e Bronx. Ma questo classico elegante, essenzialmente una Manhattan modificata con un tocco di Martini, ha guadagnato favore negli ultimi anni.
Il cocktail Brooklyn che ha conquistato tutti
Il cocktail Brooklyn apparve per la prima volta su stampa nel 1908, in “Drinks” di Jacques Straub. Diversi esperti di cocktail attribuiscono la sua caduta in disgrazia nel frattempo all’uso di un componente difficile da trovare. La versione originale della ricetta prevedeva Amer Picon, un aperitivo francese, ma la sua disponibilità è limitata negli Stati Uniti e può essere difficile da trovare. In alternativa, alcuni esperti suggeriscono il Bigallet China-China Amer. Se anche questo si rivela difficile da reperire, due gocce di bitter Angostura possono costituire un sostituto accettabile.
Andiamo a vedere, allora, quali sono gli ingredienti del Brooklyn. Poco meno di 60 ml di whisky, poco meno di 30ml di di vermouth secco, 15 ml di liquore al maraschino e poi, appunto, 15ml di Amer Picon, oppure Bigallet China-China Amer, oppure Angostura bitter. Va tutto miscelato con ghiaccio, fin quando non sarà fresco come un cocktail dovrebbe essere. Per i più lussuriosi il consiglio è di decorare con una ciliegia al maraschino infilzata. Provatelo, potrebbe diventare il vostro cocktail preferito.
Parole di Claudio Rossi