Le ricette a base di radicchio sono tante e gustose, ma l’amaro è sempre lì presente, pronto a far storcere molti nasi e lingue. Come eliminare il problema
Sui gusti non si discute e guai a calar giù avventati giudizi. La cucina, in verità, mette alla prova sin dall’infanzia il gusto tanto di futuri buongustai quanto di indifferenti all’estetica gastronomica e dediti al nutrimento nudo e pure. Eppure, tutti i bambini hanno dei gusti estremamente selettivi nei confronti di determinati alimenti; e li rivendicano con tutta la loro puerile forza.
È davvero arduo trovare qualche pargolo con una passione per le verdure, e anche nell’età adulta molte donne e uomini possono testimoniare di aver ereditato, da quella manciata d’anni degli inizi, quella tremenda selettività in grado di mettere in difficoltà le maestranze della cucina durante i pranzi e le cene festive con parenti e amici. Poi, come un assestamento psicologico, l’esperienza (almeno nella maggior parte dei casi) sembra riallineare appetito e gusto, eliminando quelle giovanili discriminazioni.
Eppure, grandi o piccini che sia, odiano in particolar modo il gusto amaro del radicchio, verdura spesso usata in cucina. Come risolvere il problema sul nascere?
D’altronde, la crescita e la logica insegnano per tempo che all’organismo occorre di tutto per mantenersi in salute, e che questo “tutto” si nasconde in grande quantità proprio in quegli alimenti da mettere volentieri all’indice. Anzi, vengono rivalutati una volta scoperta la passione per il cibo: una che se tale impone varietà.
Se durante l’infanzia, in fondo, si mangerebbe soltanto che tonnellate di dolci e tanti tanti prodotti zuccherati, crescendo, arriva il momento di apprezzare quanto si assiepa oltre la cortina della monotonia. Come l’amaro, ad esempio: quell’amarognolo che si ritrova in alimenti apprezzatissimi da cuochi e gourmet, ossia il carciofo, per dirne uno, o ancora il radicchio. Ebbene, quest’ultimo è anche bello da vedere, e regala pietanze coloratissime.
Tra l’altro, il radicchio è un ortaggio con una enorme disponibilità nel corso dell’anno, sebbene le sue stagioni siano l’autunno e l’inverno. Guai a non aver ancora fatto l’esperienza di un bel risotto al radicchio. Trova però posto nel forno, tra i secondi piatti, a guarnire con dovere. Ma l’amaro è lì, e qualche lingua, nonostante tutto non è proprio disposta ad accettarlo. Come fare dunque per eliminare questa peculiarità?
Qualche piccolo trucco rende l’impresa non poi così difficile. Si inizia eliminando le foglie esterne, quelle più danneggiate; si passa a tagliare il radicchio a listarelle e ancora lo si immerge in una ciotola con acqua fredda, dell’aceto bianco e del succo di limone; lasciarlo in ammollo per poco più di un’ora.
L’alternativa, altrimenti, è quella di tagliare i gambi e metterlo in ammollo per 3-4 ore; scolare, poi, la base incisa verso l’alto. Se il radicchio è già cotto, invece, allora strizzarlo e metterlo in acqua e succo di limone per un quarto d’ora (dopo, scolarlo di nuovo). Nel risotto, l’amaro può essere rimosso usando del formaggio taleggio, dolce e delicato, prima di mantecarlo.
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