Il prosciutto cotto è uno dei salumi preferiti dagli italiani, ma solamente un tipo è di alta qualità e sicuro: te ne accorgi dall’etichetta.
In commercio possiamo trovare una miriade di marche e tipologie di prosciutto cotto, un salume leggero adatto ad adulti e bambini, ma non tutti sono purtroppo sicuri e davvero salutari. Oltre alla preferenza del gusto, gli italiani portano in tavola il prosciutto cotto perché costa meno del crudo, e perché presenta minori quantità di grasso.
I prezzi oscillano tra gli 8 e i 30 euro ma possiamo trovare cifre che arrivano anche a 60 euro al chilo. Questo ci dice una cosa sola, ovvero che esistono diversi gradi di qualità di questo salume. Tuttavia non bisogna dimenticare anche i processi di lavorazione: controllate bene l’etichetta, solo se vedete questo significa che porterete in tavola un prosciutto sicuro e gustoso.
I consumatori non sempre sono consapevoli di ciò che mettono nel carrello. Non tanto per ignoranza, perché non conoscono abbastanza le normative alimentari, ma anche perché i produttori etichettano le confezioni in modo spesso poco trasparente. Il prosciutto cotto, prima di arrivare sulle nostre tavole di un bel colore rosa brillante, subisce diverse fasi di lavorazione: per prima cosa le cosce di maiale vengono disossate, poi vengono iniettate soluzioni di acqua, sale, aromi, zuccheri e additivi. Le cosce vengono “massaggiate” e poi inserite in stampi che danno la nota forma al prodotto finito.
Non tutti i prosciutti sono uguali, però, perché quelli di minor pregio optano per parti di coscia assemblate e aggregate, e quindi non la coscia intera. In questo ultimo caso infatti si può notare distintamente il disegno delle fasce muscolari, cosa che non succede quando si utilizzano parti diverse di coscia aggregate (e quindi super-lavorate per renderle “migliori), dove si vede una fetta più lucida e acquosa.
Il primo passo quindi per capire il grado di qualità del prosciutto cotto che vogliamo acquistare è leggere l’etichetta, dove troveremo una delle tre diciture seguenti:
Queste tre categorie servono anche a distinguere i prosciutti cotti in base al tasso di umidità: il valore può arrivare all’82% nel “prosciutto cotto“, ma anche in quello “scelto” i valori si attestano anche fino al 79%, mentre nel “prosciutto cotto di alta qualità” non si può superare il 76,5%.
Il consumatore quindi, dopo aver letto attentamente l’etichetta, deve essere a conoscenza del fatto che sia nel prosciutto cotto scelto che in quello di alta qualità devono essere “chiaramente identificabili almeno tre dei quattro muscoli principali della coscia. Il semplice “prosciutto cotto”. In questo modo quando si va a fare la spesa si sceglie con maggior consapevolezza il prosciutto cotto da portare in tavola.
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