Di Katia Russo | 9 Settembre 2023
Portare al ristorante un vino che si ha in casa è un atto di maleducazione da parte del cliente, oppure un diritto sconosciuto?
Possiamo dire che quando andiamo in un ristorante, soprattutto quando si tratta di un’occasione da festeggiare, come un compleanno, è possibile portare con sé qualcosa. Iniziamo, ad esempio, proprio dalla torta la quale verrà servita senza il minimo problema alla tavola del festeggiato, ma il ristorante deciderà di tenersi una parte della stessa, e non è detto che questo ci venga comunicato in anticipo. Anzi, delle volte si ritorna a casa con una bella fetta mancante!
Il discorso inizia a cambiare quando, invece, si decide di festeggiare il proprio compleanno presso un bar che magari è anche pasticceria. Lì, per via di alcune norme legate alla salute del cliente, o almeno così dicono, la torta non può essere portata dall’esterno, anche perché, in quanto pasticceria, ci andrebbero sicuramente a perdere. Bene, questo capita per il cibo che portiamo da fuori, ma per le bevande? E, soprattutto, per il vino cosa bisogna fare?
Che cos’è il diritto di tappo: un diritto sconosciuto ai più, ma che può essere applicato sempre
Sicuramente questa espressione non risulterà essere molto familiare, anche se, dobbiamo ammettere, è davvero curiosa. Si tratta di una pratica che si sta diffondendo sempre di più negli ultimi anni e che tutti i ristoranti dovrebbero concedere, anche se non è sempre così. In pratica, consiste nel portare una bottiglia di vino acquistata altrove e pagare al ristoratore il servizio, la stappatura, il lavaggio dei bicchieri e tanto altro ancora.
Tra l’altro, ad essere sinceri, non si tratterebbe nemmeno di una pratica nata di recente. Anzi, possiamo dire che ha avuto il suo esordio negli anni ’50 dello scorso secolo e, con buona probabilità, in America. Questa informazione geografica arriva dalla sigla BYOB, che vuol dire “bring your own booze”, tradotto in italiano come “porta i tuoi alcolici. Scendendo ancora di più nel dettaglio, il diritto di tappo ha avuto origine in California, per poi affermarsi anche in Europa e nel resto degli Stati Uniti.
Com’è la situazione al giorno d’oggi?
Possiamo dire che se da una parte questa è diventata una pratica molto in uso negli ultimi anni, dall’altra non sempre si trovano ristoratori che riconoscono il diritto di tappo. Ovviamente, non lo fanno perché ciò andrebbe ad aggravare la loro situazione in termini di guadagno, dato che non venderebbero alcuna bottiglia. Anzi, delle volte è esplicitamente riportato o sul sito web del ristorante oppure sul menù di carta.
Diciamo che per quanto il ristoratore possa avere tutte le motivazioni per non concedere un simile diritto, dall’altra parte non solo ci andrebbe a guadagnare, anche se in minima percentuale, ma commetterebbe un errore dato che non si può negare un diritto, di qualsiasi specie esso sia. Tra l’altro, non sempre i ristoratori riescono a trovare il modo di vendere le proprie bottiglie di vino, che rischiano di marcire nella loro cantina per anni. Quindi, in un certo senso, il diritto di tappo gioverebbe comunque.
Parole di Katia Russo