Un dibattito molto acceso è quello sulla pasta scaduta. C’è chi la mangia e chi invece preferisce desistere: ecco cos’è giusto fare.
Tra gli alimenti più consumati in Italia troviamo senza ombra di dubbio la pasta, ma cosa bisogna fare quando questa è scaduta? C’è chi continua a mangiarla senza problemi e chi invece decide di resistere alla tentazione di un piatto e optare per un altro cinema. Ma il quesito pi grande è se questa davvero crea un danno alla nostra salute.
L’alimento principe della cucina italiana è sicuramente la pasta, che spesso riempie le nostre dispense con la sua costante presenza. Ad oggi però c’è un aspetto poco conosciuto che riguarda questo pilastro della nostra gastronomia, vale a dire la sua data di scadenza. In pochi infatti sanno come gestire i pacchi di pasta scaduti e sul loro conto ci sono anche tantissimi falsi miti. Prima di tutto bisogna sfatare il mito principale.
A differenza della credenza popolare bisogna dire che la pasta scaduta non fa male. Si tratta semplicemente di un alimento secco che può essere consumato dopo la data di scadenza indicata sull’involucro. Solitamente questo arco di tempo è da andare a tracciare intorno ai due anni dalla confezione. Non c’è quindi alcun pericolo per la salute nel consumare la pasta dopo la data di scadenza, anche se comunque bisogna tenerla al riparo da luce, fonti di calore e ambienti umidi.
Nonostante non faccia male consumare la pasta scaduta bisogna comunque tenerla alla larga da insetti e parassiti. Infatti quando notate la comparsa di questi compagni indesiderati nella confezione bisogna gettarla immediatamente. La situazione poi cambia radicalmente se stiamo parlando di pasta fresca. Questa deve essere consumata rigorosamente entro la data riportata, onde evitare rischi di intossicazione alimentare, accompagnati da diarrea e nausea.
Se invece avete già cucinato la pasta avrete un massimo di 5 giorni dalla cottura a patto che venga conservata nelle giuste condizioni. La chiave infatti è conservare la pasta cotta e condita in contenitori ermetici di vetro o plastica da riporre successivamente in frigorifero. Inoltre risulta anche fondamentale richiudere il contenitore due ore dopo la cottura, in modo che la pasta si sia raffreddata completamente. In questo modo non prolifereranno batteri dovuti all’umidità generata dal calore residuo. Inoltre può essere efficace anche l’utilizzo di sacchetti per alimenti sigillati con laccetto metallico.
Nel caso in cui desiderate conservare la pasta per periodi più lunghi la soluzione giusta invece è il congelamento all’interno di contenitori ermetici. Grazie a questo metodo la pasta potrà essere conservata per un massimo di tre mesi. Per scongelarla, poi, vi basterà lasciare il contenitore in frigo per alcune ore onde evitare lo shock termico eccessivo. La pasta, quindi, grazie alla sua versatilità permette di essere consumata anche dopo la data di scadenza ovviamente rispettando le condizioni qui elencate.
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