Di Mariano Orlacchio | 7 Novembre 2023
Aumenti spropositati in tutta Italia, alcune regioni tuttavia hanno fatto segnare record preoccupanti: ecco dove costa di più l’olio d’oliva!
L’olio extra vergine d’oliva è uno degli alimenti principe alla base della dieta mediterranea da migliaia di anni. Un tesoro in grado di arricchire ogni piatto di gusto e benessere ma che negli ultimi periodi è diventato ancor più prezioso e meno alla portata di tutti.
Gli aumenti registrati fino ad ora potrebbero però essere solo l’inizio ed è per questo motivo che le associazioni per i consumatori stanno iniziando a lanciare l’allarme, le quotazioni fluttuano e a seconda delle città le differenze sul prezzo del prodotto sembrano essere alcune volte troppo marcate. La volatilità dei prezzi all’origine, registrata soprattutto durante questo mese di ottobre in cui è iniziata la stagione olearia 2023, denota quanta incertezza ci sia sul mercato odierno riguardo a questo bene, una situazione da decifrare in fretta soprattutto per il bene dei consumatori.
A Milano quotazioni al ribasso mentre si alzano quelle di Bari, uno scenario incredibile
La Puglia è una delle regioni che spicca su tutte in quanto a produzione di olio extra vergine d’oliva, proprio per questo le quotazioni al rialzo registrate in generale nella regione ma più marcate per la città di Bari preoccupano i consumatori.
Un dato sicuramente difficile da decifrare soprattutto perché in contrasto con quello venuto fuori dalla Borsa di Milano che vede le quotazioni dell’olio EVO scendere di circa 50 centesimi per litro. Ma come può l’olio d’oliva costare meno nelle zone d’Italia dove questo non viene prodotto? La spiegazione è semplice e deriva dalle maggiori importazioni registrate che hanno fatto scendere un po’ i prezzi dell’olio che in questo caso proviene da altri Stati dell’Unione europea.
C’è da sottolineare, comunque, che i rialzi maggiori si sono fatti registrare per il prodotto di ultima spremitura, mentre le quotazioni per il prodotto della stagione 2022 sono rimaste invariate o scese leggermente. Almeno per la nostra nazione la situazione però non dovrebbe peggiorare con l‘Italia che si appresta ad aumentare la produzione di questo bene di circa il 20% nei prossimi anni, nonostante la produttività sia un’incognita sempre più grande per via del tempo incerto e dei fenomeni atmosferici sempre più improvvisi e impetuosi che negli ultimi anni si stanno abbattendo sulla nostra penisola.
La speranza è che l’allarme possa rientrare a breve, ma in questo clima di incertezza sulla produttività capire le quotazioni future di questo bene resta un rebus ma l’importanza di rendere questo bene sempre alla portata di tutte le tasche è un argomento che dovrebbe essere affrontato dai governi con assoluta priorità.
Parole di Mariano Orlacchio