Quella del resto dato al supermercato è una questione molto discussa. Ai dubbi degli acquirenti, però, è possibile rispondere facendo affidamento sulla legge.
Recarsi al supermercato per fare la spesa è un’incombenza a cui nessuno di noi può venire meno. Per quanto faccia parte della nostra quotidianità, però, non bisognerebbe mai prenderla sottogamba: dovremmo sempre prestare attenzione a certi aspetti, come la qualità di ciò che acquistiamo andando a controllare l’integrità dei prodotti e leggendone le etichette. Quando, poi, arriva il momento di pagare alla cassa si apre un’altra questione spinosa riguardante il resto.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo innalzamento del carovita, con conseguenze dirette sui costi di beni e servizi. Andando a fare la spesa, è impossibile non notare gli aumenti di prezzo dei vari prodotti. Per questo motivo, sempre più persone sono in cerca di consigli per risparmiare. Preparare una lista degli alimenti e degli articoli necessari prima di andare al supermercato, optare per punti vendita diversi così da non perdere le promozioni del momento e tenere conto di quanto speso sono solamente alcuni suggerimenti.
Anche pagare in contanti può tornare utile, così da darsi un limite di budget. Tuttavia, farlo potrebbe sollevare un dubbio: come dovremmo comportarci quando non ci viene dato il resto corretto alla cassa? Sarà capitato a tutti, infatti, di constatare almeno una volta un arrotondamento dei centesimi dando un’occhiata allo scontrino. In realtà, ciò accade per un motivo ben preciso e la legge può aiutare a fare chiarezza.
Per quale ragione, dopo aver pagato la spesa, spesso ci vengono dati meno centesimi di resto in confronto a quanto ci spetterebbe? Si tratta di una questione per molti particolarmente spinosa: sono in tanti a chiedersi se sia possibile pretendere la giusta somma e se questa possa rappresentare una sorta di infrazione. La verità è che esistono regole precise concernenti l’arrotondamento del resto e che tutto ciò è previsto da una normativa.
Per capire meglio, è necessario fare un passo indietro. Dal 2018 le monete da 1 e 2 centesimi non vengono più coniate, in quanto la produzione aveva un costo maggiore rispetto al loro valore nominale. Queste, però non sono state ritirate dalla circolazione: continuano ad avere un valore legale e potranno essere utilizzate fino al loro esaurimento.
L’interruzione della loro produzione, però, ha portato il Governo a stabilire delle regole in merito all’arrotondamento dei pagamenti in contanti per eccesso o difetto. Per le monete da 1 e 2 centesimi questo è pari a zero; quelle da 3, 4, 6 e 7 centesimi vengono arrotondate a 5; mentre per le monete da 8 e 9 centesimi l’arrotondamento sale a 10 centesimi. Di conseguenza, la soluzione più efficace per evitare di non ricevere il giusto resto è pagare con carta di credito o di debito, oppure ancora utilizzando il proprio smartphone.
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