Programma d’eccellenza culinaria, talent che promuove giovani aspiranti chef, Masterchef non è esattamente come viene mostrato al pubblico: la rivelazione dell’ex concorrente.
I talent vengono presentati al pubblico come delle competizioni in cui viene premiata la qualità, in cui i giudici hanno il compito di riconoscere il potenziale – a volte grezzo – di un concorrente per consentirgli di sbocciare e intraprendere una carriera di successo nel campo che ha scelto e per il quale è portato.
Dopo tanti anni di trasmissioni di questo genere, si è capito che il solo talento non basta per emergere in contesti come il ballo o il canto, spesso l’impatto dell’immagine e della personalità del concorrente verso il pubblico sono determinanti per decretarne il successo nella competizione. Non a caso il mondo dello spettacolo è pieno di esempi di concorrenti ai talent che hanno avuto successo senza aver vinto e di altri che hanno vinto per poi scomparire nel nulla.
Insomma per quanto riguarda il mondo dello spettacolo, la vittoria di un talent non è garanzia di successo e non per forza coincide con il premiare il miglior talento in gara. Questo almeno per programmi come Amici, The Voice o X-Factor, ma lo stesso può dirsi per quanto riguarda i talent di cucina?
Prendiamo come esempio più noto e celebrato della categoria, quel Masterchef che ha fatto successo in tutto il mondo e che ha permesso a tantissimi concorrenti di diventare degli chef (in alcuni casi anche stellati), dove in teoria dovrebbe vincere quell’aspirante chef che a parere dei giudici si è distinto mostrando più capacità, creatività e potenzialità di crescita.
A differenza dei talent in cui si vede qualcuno ballare o si ascolta qualcuno che canta, lo spettatore non ha strumenti per giudicare la bravura dei concorrenti. Se è vero che si può apprezzare la composizione del piatto e rendersi conto che il concorrente ha talento per l’estetica e la presentazione della propria creazione, non c’è alcun modo di verificare che il piatto preparato sia davvero buono come appare.
Ci si deve dunque fidare del giudizio dei giudici del programma, tutti chef rinomati e con grande esperienza, dunque meritevoli di fiducia quantomeno per curriculum. Ma i giudici hanno davvero voce in capitolo sulla selezione dei concorrenti e sulla loro vittoria finale? Secondo quanto rivelato da un’ex concorrente la bravura dei partecipanti è un aspetto secondario.
Intervistata da ‘Gambero Rosso’, la concorrente dell’undicesima edizione di Masterchef Dalia Rivolta, torinese cresciuta all’interno del ristorante stellato Bontan di proprietà dei genitori e oggi imprenditrice, consulente e chef, ha svelato che quanto si vede in televisione va preso con le pinze: “È sbagliato pensare che quello sia una classifica degli chef, è un gioco che ha a che fare con la cucina”.
Dalia fa capire che la qualità del piatto non è sempre fondamentale per ottenere un posto nel programma, rimanerne all’interno o ottenere il podio: “Vengono scelti venti personaggi che funzionano per il pubblico” e aggiunge che gli autori hanno la facoltà di decidere il destino di un concorrente, scegliere se “Tirarlo su o distruggerlo”.
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