Di Kati Irrente | 13 Agosto 2023
Il maestro pizzaiolo Ciro Di Maio ha inventato la pizza San Ciro con un obiettivo solidale, vediamo com’è fatta e perché è speciale.
Classe 1990, Ciro Di Maio è nato in provincia di Napoli, a Frattamaggiore, ma dal 2015 ha aperto la sua pizzeria a Brescia e l’ha chiamata San Ciro. Sulle orme del padre, che ha speso parte della sua vita in attività di volontariato all’interno di comunità per aiutare giovani tossicodipendenti, ha deciso anche lui di fare qualcosa di concreto per il prossimo.
Così ha messo a disposizione la sua arte di maestro pizzaiolo per i detenuti del carcere Canton Mombello di Brescia. Grazie a un progetto sviluppato in collaborazione con Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia, e sostenuto dalla direttrice del carcere, Francesca Paola Lucrezi. Non solo ha insegnato loro a fare la pizza con le orecchie, ma ne ha inventata una proprio per unire idealmente il Nord e il Sud d’Italia.
La pizza San Ciro di Ciro di Maio
“La ristorazione ha bisogno di lavoratori, vogliamo aiutare chi vuole crearsi una seconda opportunità”, ha dichiarato il giovane ristoratore che ha deciso di mettere a disposizione dei detenuti la sua arte. È nata così una sorta di scuola professionale in cui i detenuti, sette in particolare (accusati di reati minori) hanno potuto imparare tutti i segreti per fare un’ottima pizza.
La speranza è quella che possano trovare, una volta scontata la loro pena, un lavoro con cui potersi integrare nella società. In occasione della fine del corso, dopo l’estate, Ciro presenterà al pubblico la sua nuova creazione, la pizza San Ciro. Che il giovane pizzaiolo ha definito così: “È una pizza che rappresenta per me l’unione tra Nord e Sud d’Italia. Tra la mia vecchia vita e quella nuova, e per un certo verso anche una sintesi tra errori che portano in carcere e l’impegno che poi genera una nuova vita“.
Si tratta di una pizza semplice ma fatta con le orecchie “come piace a me – sottolinea Ciro – la pizza va fatta a mano e non può essere rotonda“. Va condita con i pomodori a pezzettoni ed è farcita con tre prodotti che uniscono l’Italia. Cioè la provola affumicata di Caserta, la porchetta di Ariccia Igp del Lazio e delle melanzane sott’olio fatte in casa.
Infine Ciro lancia un appello ai colleghi che lavorano nel settore della ristorazione: “Vorrei fondare un’associazione di persone disposte ad aiutare gli ex detenuti a reinserirsi professionalmente. In un periodo in cui mancano lavoratori, questo è un modello positivo per tutti”. E ha ragione.
Parole di Kati Irrente
Giornalista poliedrica scrivo per il web dal 2008. Sono appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d’autore.