Di Salvatore Lavino | 18 Novembre 2024
Un provvedimento urgente di LIDL porta alla comunicazione del ritiro di numerosi prodotti di carne per via della peste suina africana, marche e lotti coinvolti.
Peste suina in diversi prodotti in vendita da LIDL, della cosa ne ha parlato “Report” nella puntata di domenica 17 novembre 2024. La trasmissione di Rai 3 ha compiuto un reportage approfondito, presentando le immagini di una lettera inviata dalla stessa LIDL ai suoi clienti professionali (e non ai consumatori).
Scopo di ciò è individuare e togliere dalle vendite i prodotti indicati ed appositamente segnalati. Il marchio che questi prodotti di carne con più che sospetta presenza del virus della peste suina presentano è di quelli famosi e molto noti al grande pubblico. Si tratta infatti di Aia.
“Report” afferma che i prodotti in questione potrebbero risultare infetti. Si fanno citazioni di pancetta e salsicce, e l’inchiesta della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci fa sapere che la propagazione della malattia è risultata ad un certo punto impossibile da controllare.
A tal punto che in vendita si possono trovare proprio articoli alimentari costituiti da carni di esemplari malati quando erano in vita.
LIDL peste suina, quali sono i prodotti con marche e lotti indicati
La comunicazione prodotta da Lidl per i propri clienti privati fa riferimento nello specifico a dei lotti realizzati in un preciso allevamento. Si tratta di uno facente parte della filiera di Aia-Veronesi, ubicato in Piemonte. Anche se in Lombardia la situazione appare da molto tempo più fuori controllo. La Regione è tra le più colpite in assoluto, e qui entra in ballo una statistica.
Infatti proprio in Lombardia è presente il maggior numero di allevamenti suini. Con le varie Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia a seguire. Nel corso del 2024 hanno avuto luogo almeno ventuno focolai di peste suina africana (questo il nome completo della malattia, n.d.r.). E sette si sono verificati negli allevamenti lombardi. Anche il gruppo Aia-Veronesi ha confermato la cosa.
Il servizio di “Report” presenta anche una intervista ad un allevatore attivo in Piemonte. Questi ha scoperto che alcuni suoi esemplari di suini erano malati, e lo ha fatto solo dopo averli spediti al macello. Dalle immagini del programma di Rai 3 è possibile individuare comunque marche, denominazioni di vendita, lotti e date di scadenza dei prodotti citati da Lidl.
La Corte della Bontà Salsiccia di suino norcina 450 g, lotto 3569182;
Pancetta di suino a fette 400 g, lotto 3576036;
Salsiccia di suino alla toscana 500 g, lotto 3569045;
Salsiccia luganeca di suino arrotolate 500 g, lotto 3569045;
Per tutti quanti questi prodotti la data di scadenza risaliva al 17 settembre 2024. C’è poi la Salsiccia di tacchino con suino e pollo 450 g che presenta molti più lotti, nel dettaglio:
3575029 (data di scadenza 17/09/2024);
3575047 (data di scadenza 17/09/2024);
3575080 (data di scadenza 17/09/2024);
3575088 (data di scadenza 17/09/2024);
3575535 (data di scadenza 18/09/2024);
3575545 (data di scadenza 18/09/2024);
3575583 (data di scadenza 18/09/2024);
3575666 (data di scadenza 18/09/2024).
Lidl in questa sua comunicazione parla di “attività di ritiro e rintraccio per diversi articoli del fornitore AIA per sospetto caso di PSA (Peste suina africana) verificatosi in un allevamento”. L’allerta è comunque alta, nonostante questi casi si riferiscano a settembre 2024. Perché i focolai sono ancora in corso ed altri richiami da peste suina potrebbero avere luogo.
Cosa succede se mangi carne infetta da peste suina?
Questa infezione virale colpisce sia i suini da allevamento che quelli selvatici. Può colpire anche animali come i cinghiali. E si pensa proprio che il contagio sia avvenuto da quest’ultimi, con alcuni esemplari malati entrati in contatto con animali da allevamento, in qualche modo.
La buona notizia è che la peste suina africana non costituisce affatto un problema per l’uomo. Il virus non è trasmissibile alla nostra specie. Però rappresenta un enorme problema per gli allevatori e per tutta la filiera, visto che ha un livello di contagio molto elevato. Ed un altrettanto alto tasso di mortalità. Con tutti i danni che ne conseguono in ambito produttivo ed economico.
La peste suina africana non dispone ad oggi di un vaccino capace di debellarla. L’unica soluzione è abbattere gli esemplari malati. Cosa che ha già causato perdite per migliaia di unità negli allevamenti italiani. Il virus è capace di sopravvivere nelle carcasse degli animali infetti quanto nelle loro carni, sia fresche che congelate. Ed anche in prodotti derivati. E pure nei loro escrementi.
Ha un tasso di infezione che può arrivare fino ai sei mesi per carne e derivati suini non cotti, e di 15 settimane in quelli refrigerati. Nei salumi può resistere fino a sei mesi, nella carne congelata invece può permanere addirittura per anni. Ma cuocere tutto quanto a più di 70° per almeno sei minuti riesce a dissolvere il virus. Cosa che ha un valore universale contro qualunque germe, virus o batterio.
Carne di maiale potenzialmente infetta da peste suina del marchio Aia venduta nei supermercati. #Report mostra in esclusiva la lettera mandata da Lidl per ritirare e rintracciare più prodotti a base di maiale perché potrebbero essere infetti. Dalle 20.30 su Rai3 @giuliainnocenzi pic.twitter.com/eis9dJYmd7
— Report (@reportrai3) November 17, 2024
Pur non infettando l’uomo, quest’ultimo può fare da veicolo di trasmissione attraverso sé stesso od oggetti vari che entrano in contatto con la carne di animali malati. Poco sopra è presente il video in cui “Report” ha introdotto l’argomento.
Parole di Salvatore Lavino