Di Kati Irrente | 13 Novembre 2023
Potrete usare l’aceto vulcanico per esaltare al meglio i vostri piatti preparati con cura e offrire a tutti gli ospiti qualcosa di sublime.
Con l’aceto possiamo rendere più aromatiche e deliziose molte pietanze, a cominciare dalle verdure fino a terminare alla carne. I piatti in agrodolce sono i preferiti da chi ama assaporare sul palato i gusti a contrasto. Ovviamente per ottenere risultati eccellenti è molto importante usare prodotti di prima qualità.
E proprio un prodotto di prima qualità è l’aceto vulcanico che si produce in Sicilia. Andiamo a scoprire più nel dettaglio di cosa si tratta e perché è così diverso dalle altre tipologie che possiamo trovare nelle altre regioni italiane.
Cos’è l’aceto vulcanico siciliano
Diciamo subito che si tratta di un tipo di aceto biologico che viene prodotto in Sicilia. Ovviamente il nome già aiuta a identificare questo prodotto di eccellenza italiano. Infatti siamo davanti ad un aceto che proviene da uve coltivate sull’Etna.
Le uve in questione sono provenienti da vitigni tipici proprio del territorio etneo. Parliamo di Nerello mascalese, Nerello cappuccio e Carricante. Tali uve sono coltivate secondo il disciplinare di produzione biologica, per cui senza uso di pesticidi, concimi e altre sostanze chimiche. Non solo. Le uve nascono proprio sull’Etna, il che significa che possono godere di condizioni pedoclimatiche particolari.
Sono uve che nascono in quota su terreno vulcanico, quindi gli acini sono ricchi di acidi e di un particolare sapore che ricorda la mineralità tipica del terroir vulcanico.
Sottoposte a macerazione, queste uve danno vita ad un aceto biologico vulcanico dell’Etna di ottima qualità. Il progetto ACE.VÙ, “Trasferimento di Innovazioni per produzione e la commercializzazione di aceto siciliano di qualità superiore”, finanziato dalla misura 16.1 del PSR Sicilia 2014/2022 è già al secondo anno, per cui le uve raccolte l’anno scorso sono attualmente in fermentazione.
Al proposito, nel progetto sono indicati due metodi di produzione, quello statico e quello dinamico. Il primo consiste in un riposo che consente una fermentazione tradizionale e l’invecchiamento avviene in botti di legno. Il risultato è un aceto vulcanico artigianale.
Il secondo metodo si avvale di un fermentatore e un acetificatore che accelerano la produzione di aceto di vino, per fornire sul mercato un prodotto di ottima qualità ma di più largo consumo e perfetto per ricette di verdure in agrodolce.
Sono al momento quattro le aziende vitivinicole che sono coinvolte in questo progetto, insieme anche ad un’impresa di commercializzazione mentre il dipartimento Di3A dell’Università di Catania si occupa della parte scientifica.
Parole di Kati Irrente
Giornalista poliedrica scrivo per il web dal 2008. Sono appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d’autore.