Se vuoi essere sicuro di comprare del prosciutto cotto sano allora non è ciò che devi chiedere. Un paradosso che si può spiegare.
Il prosciutto cotto è uno dei salumi più consumati in Italia. Si trova nel menù bambini di molti ristoranti, si utilizza nei panini da portarsi via per il pranzo e compare sempre sui taglieri da aperitivo. C’è chi sostiene che non sia sano consumare questo tipo di carni, ma in realtà il prosciutto cotto si può inserire bene nella dieta. Prima di tutto è ricco di proteine e di amminoacidi essenziali.
Si tratta anche di una buona fonte di vitamine del gruppo B, tra cui la riboflavina (B2), importante soprattutto durante la crescita dei bambini. Sempre nel prosciutto cotto si trova un alto contenuto di minerali fondamentali per l’organismo, tra cui il ferro, il potassio e il fosforo. Questo non significa che sia un alimento privo di controindicazioni, anzi è meglio evitarne un consumo eccessivo.
L’alimento per conservarsi meglio infatti è ricco di sale, che tende ad alzare la pressione sanguigna. Ma il cloruro di sodio non è l’unico conservante che si aggiunge alla carne, e alcuni possono essere nocivi per la saluto. Scegliere un prosciutto cotto di qualità è più difficile di quanto si pensi, ma per trovarne varietà meno ricche di conservanti paradossalmente non bisogna usare questa denominazione.
Secondo la normativa italiana un marchio alimentare deve rispettare una regola precisa per mettere sul mercato un salume classificato come “prosciutto cotto”. Per la precisione al prodotto devono risultare addizionati i nitriti, un tipo di conservante che impedisce lo sviluppo di microorganismi nella carne, tra cui il temuto botulino. Tuttavia si tratta anche di sostanze potenzialmente cancerogene.
Esiste in realtà più di un produttore anche in Italia in grado di produrre questo salume senza utilizzare i nitriti. Tuttavia se messo in vendita questo deve utilizzare un nome diverso per non rischiare l’accusa di frode alimentare. Così questi marchi hanno optato per un espediente molto banale, che è riportare una denominazione di fantasia sulla confezione del loro prosciutto.
Nel campo alimentare esiste una regola simile che riguarda un prodotto molto diverso, ovvero le bibite alla frutta. Se nel nome della bevanda si evoca un frutto preciso infatti è necessario che ci sia una percentuale definita di succo o estratto naturale. Invece se il nome è di fantasia come “Sprite”o “Fanta” è possibile ricorrere anche a degli aromi artificiali.
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