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Fatti di Cucina

I Vignaioli in Grottaferrata portano in abbazia l’eccellenza del vino

Un vino per raccontare il territorio, è il progetto che i Vignaioli di Grottaferrata sbarcato per un’occasione veramente speciale all’Abbazia di San Nilo.

Il progetto dei Vignaioli in Grottaferrata nasce nel 2020, mentre la pandemia portava tante attività a fermarsi in attesa di tempi migliori e i produttori di tutta Italia sgomitavano per cercare di rosicchiare qualche posizione in più sul mercato.

Questi produttori invece hanno deciso di andare controcorrente e unire le forze per “promuovere la conoscenza dell’enologia e dei vini del territorio di Grottaferrata, intesi come espressione di cultura ed elemento essenziale alla proposta turistica del nostro Paese”, così come spiegato dal sito internet dell’associazione.

Scopo di quest’ultima è però anche quello di favorire lo svolgimento di attività con finalità di solidarietà sociale, di beneficenza e nel settore culturale ma, soprattutto, volte a promuovere la conoscenza delle bellezze di Grottaferrata e del territorio limitrofo.

Proprio all’interno di questo secondo volto dell’associazione si colloca l’evento svoltosi mercoledì 19 giugno presso l’Abbazia di San Nilo, uno dei tre appuntamenti (il precedente si era svolto il 15 maggio e il prossimo avrà luogo il 19 luglio) che compongono Esperienza Millenaria, un’iniziativa culturale arricchita dalla presenza di alcuni ospiti speciali e coronata dalla degustazione dei vini e degli oli dei Vignaioli in Grottaferrata sotto la luce di un tramonto mozzafiato su Roma.

Durante l’ultimo incontro, in particolare, a un’esclusiva visita dell’Abbazia e alle parole del maestro Peppe Vessicchio e Andrea Mati, ha fatto seguito una degustazione in cui i grandi protagonisti sono stati i vini dell’esclusiva linea “Crypta”, frutto della sinergia dei Vignaioli in Grottaferrata. Questi vini rappresentano una vera e propria rarità: in un modo in cui ogni produttore lotta per rivendicare la propria unicità, qui il vino prodotto dalle singole cantine con uve diverse va sul mercato sotto un unico nome, una sola etichetta che prende il nome dalla Crypta Ferrata presente nell’abbazia di San Nilo, simbolo di Grottaferrata e gioiello architettonico laziale.

Sei assaggi hanno così condotto gli ospiti alla scoperta di questi vini così speciali e di molto altro ancor più interessante.

I vini dei Vignaioli in Grottaferrata presentati all’Abbazia di San Nilo

La degustazione di è aperta con l’assaggio di una bollicine elegante e profumata. Lo spumante bianco brut di Villa Cavalletti, vinificato con cura attraverso un metodo Charmat particolarmente prolungato, presenta un delicato sentore di lieviti, la fragranza della pasticceria secca che si sposa con un sentore floreale mai troppo invasivo. Il calice perfetto con cui iniziare qualsiasi cena o per godersi un aperitivo, magari sotto un pergolato affascinante come quello che ha ospitato la degustazione presso l’Abbazia di San Nilo.

I Vignaioli di Grottaferrata portano i loro vini all’Abbazia di San Nilo (Buttalapasta.it)

A seguire è giunto il momento di un rosé frizzante, prodotto biodinamico dell’Azienda Agricola La Torretta. Crypta in questo caso è frutto di una produzione all’insegna del rispetto e della tutela della terra. Nessun additivo, nessun elemento che vada contro la naturale crescita dell’uva e sua successiva vinificazione. Ne nasce un vino frizzante e leggero, dal colore delicato ma luminoso, con sentore di frutta e fiori bianchi che ben armonizzano quelli solitamente un po’ più ruvidi tipici dei vini biodinamici.

A seguire la medesima azienda ha presentato una vera e propria rarità, un vino bianco realizzato con Trebbiano giallo e verde, Malvasia puntinata e Malvasia di Candia vinificato in anfore georgiane interrate e cemento per circa 12 mesi. Nasce così Torretta, un vino bianco leggero, dal colore quasi trasparente con sentori delicati sorretti da un sapidità leggera figlia del terreno vulcanico.

L’azienda agricola di Gabriele Magno propone invece una versione del Crypta che si esprime in un blend di uve malvasia e trabbiano provenienti da vecchie vigne. Il vino fermenta poi in acciaio e fa un passaggio leggero in legno. Affina infine 4 mesi in bottiglia prima di esser venduto come un vino in cui il profumo inconfondibile della Malvasia la fa da padrone. Perfetto in abbinamento a un pesce leggero per una meravigliosa cena estiva.

Il Crypta di Cantine Emanuele Ranchella è invece frutto di un’altra rarità l’“attacco” spontaneo di botrytis cinerea che, unito a una vendemmia tardiva, fa nascere un bianco da Malvasia puntina dal profumo a dir poco inconfondibile, una vena zuccherosa che addolcisce la spina dorsale acida in un equilibrio a dir poco perfetto.

Infine è stato il momento di Rubens, il rosso di Cantine Emanuele Ranchella che cade sotto l’ampio cappello della Doc Roma. Unione perfetta di Montepulciano e Cesanese, Rubens è un rosso beverino, carico di frutti rossi ma con un tocco minerale che gli dona un’inusuale freschezza. Un rosso che anche in estate non deluderà.

A conclusione della degustazione c’è stato però spazio per un ultimo assaggio, quello dell’olio, altra eccellenza del territorio in questo caso prodotto da Villa Cavalletti. Una piacevole sorpresa che ha ben coronato una degustazione affascinante, capace di un unire storia, tradizione e qualità in un unico mix. Semplicemente vincente.

Francesca Testa

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