E se vi dicessimo che in tempi antichi la frittura di pesce vedeva una ricetta ben diversa dall’attuale? Riportiamola a galla: vedrete che differenza!
Alcune cose bisogna ammetterlo, portano tutto il sapore dell’estate dapprima al palato, successivamente alla mente: basta ad esempio pensare all’anguria, fresca e succosa, meglio se ben fredda da frigorifero, ai filetti di pesce semplicemente arrostiti quali spada e tonno, per non parlare poi delle insalate di pasta e di riso. Ma se c’è un piatto che più di tutti significa mare, sabbia, sole e abbronzatura non possiamo non citare lei, la frittura di pesce. Croccante, saporita, dai mille sapori diversi e mai noiosi. Potremmo mangiarne a chili senza sentirci mai realmente sazi per quanto dia dipendenza.
Eppure, negli anni la ricetta ha cambiato notevolmente i suoi connotati, vuoi per la trasformazione stessa della materia prima, vuoi per l’adattabilità dei tempi. Noi però abbiamo scoperto come si friggeva il pesce fino a ottant’anni fa. Preparatevi perché la preparazione è diversa, persino ciò che useremo per la cottura. Riportiamo in auge i sapori antichi di un tempo!
Se ad oggi chiediamo a qualsiasi chef o comunque un professionista del settore, di descriverci la ricetta della frittura di pesce, con ogni probabilità risponderà così: si realizza una pastella con uova, farina, acqua e sale, si frigge il tutto in olio di semi e poi si scola su carta assorbente. Per carità, gustarla in questo modo è un vero piacere per occhi e palato, eppure possiamo assicurarvi che nei tempi più antichi rispetto ai nostri il procedimento era molto diverso.
Difatti non esisteva alcuna pastella e persino l’olio di cottura non prevedeva affatto quello di semi d’arachide o di semi di girasole, bensì quello d’oliva. Proprio questo conferisce alla frittura un sapore autentico, fruttato se si usa un grasso simile, un po’ più secco e pungente se si usano alcune particolarità di olive. Inoltre il colore stesso che genera questo tipo di olio è intenso, simil oro ed è volto a rendere il piatto già strepitoso e goloso soltanto a guardarlo. Come potremmo quindi replicare la ricetta antica?
Scordatevi innanzitutto di pastelle: unico collante saranno le uova freschissime, che verranno sbattute in una ciotola con un aggiunta di circa 1/2 bicchiere d’acqua o poco meno. Si creerà con la forchetta un’emulsione omogenea e leggermente schiumata. A parte si dovrà creare una miscela di farina classica e di semola, in un apporto maggiore della prima. Consideriamo ad esempio per una frittura da circa 2 kg 700 di 00 e 300 di semola. Uova in relazione alla loro grandezza, 2 L, 3M.
L’olio dovrà essere portato a una temperatura massima di 170° proprio nel momento in cui si inizierà a friggere, questo eviterà di farlo bruciare. Ogni pesce scelto(solitamente calamari, pesciolini misti e gamberetti) dovrà essere immerso rapidamente nel composto di uova, facendo scolare l’eccesso per poi impanarlo nel mix di farine, immerso nell’olio ben caldo cosicché risulti già a galla. Fondamentale pulirlo spesso con una schiumarola dagli eccessi di farina. Il sale andrà aggiunto solo dopo la scolatura e in questo modo il fritto non perderà croccantezza. Cosa aspettate? Provate questa antica ricetta e fateci sapere!
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