Un famosissimo chef stellato sta vivendo giorni di vero panico. Il processo è iniziato: la vicenda è davvero gravissima
Quando si dice che non ci deve fidare di nessuno, probabilmente ci si riferisce soprattutto a quelle situazioni in cui, una persona che ci ispira fiducia, per conoscenza o per ruolo, combina qualcosa di veramente grave e che va a proprio danno. Se i commensali che hanno consumato i pasti preparati da questo chef avessero saputo prima ciò a cui stavano andando incontro, probabilmente sarebbero fuggiti a gambe levate. Ormai, però, il danno è fatto e lo chef è sotto processo.
Ciò che è accaduto ai 75 invitati che, il 10 luglio 2021, hanno consumato un banchetto nunziale organizzato nell’elegantissimo ristorante affacciato sul lago di Mergozzo e premiato con due Stelle Michelin infatti, ha dell’incredibile e, a raccontarlo, sembrerebbe frutto di un’invenzione. Purtroppo però è tutto reale e ha delle conseguenze molto gravi: ecco di cosa si tratta.
Il tutto è accaduto nella prestigiosa location Piccolo Lago di Mergozzo, il ristorante che lo chef Marco Sacco ha sui pressi dello specchio d’acqua nel Verbano-Cusio-Ossola. La vicenda processuale è iniziata venerdì 19 maggio e, al momento, si è conclusa con un rinvio al 20 dicembre: lo Chef e la direttrice di sala Raffaella Marchetti sono accusati di lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive.
Nelle ore successive al banchetto, infatti, circa 75 invitati hanno mostrato i sintomi di un’intossicazione alimentare: nausea, vomito, crampi addominali e dissenteria hanno pervaso gli invitati alla festa, costringendo alcuni di questi a rivolgersi al pronto soccorso. Dalle successive indagini, condotte dal Nas di Torino, è emerso che a causare il tutto sono state delle vongole, servite crude nel risotto insieme alla borragine: questi frutti di mare erano contaminati da norovirus.
La difesa dello chef si pone sul fatto che queste vongole siano state servite senza essere state trattate dal ristorante e che, quindi, la colpa non sia del ristoratore. Inoltre, secondo Marco Ferrero, avvocato dello chef, sull’etichetta della confezione non c’era scritto che, mangiandole crude, si avrebbe rischiato un’intossicazione da norovirus, né c’era l’indicazione di consumarle solo previa cottura.
Dall’altro lato, l’accusa sostiene che la sceda tecnica del prodotto contenga tutte le informazioni sufficienti a comprendere il rischio di servire ai commensali un alimento di questo tipo. Al momento, nel processo si sono costituite 50 parti offese e sono state avanzate richieste di risarcimento per decine di migliaia di euro.
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