Di Loris Porciello | 4 Settembre 2023
Adesso anche il Parmigiano Reggiano cambia ‘volto’ e lo fa in un modo del tutto inaspettato: chissà se adesso ci penserai due volte prima di acquistarlo?
Il Parmigiano Reggiano è uno dei prodotti tipici della nostra penisola. Adesso però tutte le sue forme avranno un microchip al suo interno per un motivo ben preciso. Andiamo quindi a scoprire tutti i motivi dietro la decisione dell’azienda.
Tutto il mondo conosce il Parmigiano Reggiano, uno dei formaggi italiani dop e per molti è anche considerato “il re dei formaggi”. Prodotto principalmente nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena con la globalizzazione questo prodotto è arrivato in tutte le nazioni del mondo. Per realizzarlo sono utilizzati solo tre ingredienti di qualità assoluta come: latte crudo da mucche nutrite con erba e foraggio locali, caglio naturale e sale. Un sapore unico il suo, che spesso viene copiato da sottomarche in giro per il blocco.
Proprio per questo motivo diventa imperativo proteggere l’autenticità del Parmigiano Reggiano, una delle eccellenze prodotte nel nostro territorio. Per farlo, ancora una volta, torna utile sfruttare le nuove tecnologie. Questa è l’ultima idea presa in considerazione dai produttori di questo tipo di formaggio. Adesso quindi l’obiettivo è introdurre dei microchip commestibili all’interno delle forme da 40 Kg. Questo dovrebbe essere collegato alla blockchain che a sua volta ne certificherà l’autenticità. Andiamo a vedere come funziona.
Parmigiano Reggiano, avrà al suo interno un microchip commestibile: servirà a proteggere l’autenticità
In questi giorni Parmigiano Reggiano avrebbe già fatto fatto partire i primi test su oltre 100mila forme da 40 kg. Al momento però non c’è ancora una decisione ufficiale a riguardo, visto che i chip in questione devono soddisfare i requisiti di stagionatura, che potrebbero partire da un anno per superare i tre anni. Nel dettaglio questi chip dovrebbero prendere il nome di P-Chip e son in grado di resistere al caldo ed al freddo. Una scelta, quella di utilizzare questa tecnologia, che va incontro ad una necessità.
Infatti grazie ai P-chip sarà possibile leggere anche attraverso il ghiaccio con questi che riescono a resistere per vari anni. La loro potenza dovrebbe essere superiore ai chip RFID, che sono più grandi e difficili da collegare al prodotto vista la loro fragilità. La tecnologia utilizzata oggigiorno per certificare l’autenticità sono i codici QR che non sono facili da copiare, ma soprattutto rischiano di distruggersi durante la stagionatura. Proprio per questo motivo si è deciso di virare sui chip.
L’integrazione dei P-Chip dovrebbe avvenire attraverso un robot in grado di riscaldare l’etichetta di caseina per poi inserirvi all’interno il chip. Inoltre questa lettura non potrà avvenire in remoto, ma solamente con un lettore portatile in grado di prelevare tutti i dati. Negli ultimi test i chip sono stati messi per tre settimane in un modello di acido gastrico e sorprendentemente non ha mostrato perdite di materiale. Inoltre Bill Eibon, Chief Technology Officer di p-Chip, ne ha ingerito uno senza riporatere effetti collaterali.
Parole di Loris Porciello
Classe '97, copywriter e giornalista attivo dal 2014. Iscritto all'ODG dal 2022, mi occupo di articoli di lifestyle, gossip, sport, tecnologia, economia e tanto altro. Appassionato di musica, calcio e pallacanestro, nel tempo libero coltivo una forte passione per la scrittura e la lettura.