Di Emiliano Fumaneri | 28 Aprile 2024
Film e dipinti celebrano il picnic: ma da cosa deriva questa parola misteriosa? Ecco origini e storia del più famoso pasto all’aperto.
Picnic significa tante cose: un rito quasi magico, dal potere socializzante, che aggrega, diverte e fa sognare. Il picnic rimane un momento unico, speciale, di quelli che rimangono impressi a lungo nella memoria nostra e dei nostri amici o parenti.
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo il picnic. È un modo semplice e geniale di unire il piacere di passare una giornata all’aria aperta, godendo delle bellezze della natura, a quello della compagnia di persone amiche. Inoltre è un momento ideale per staccare la spina dal tran tran quotidiano, un attimo di pausa dal logorio della vita moderna.
Se del picnic tutti, chi più chi meno, abbiamo esperienza, non tutti sanno forse da dove deriva la parola “picnic”. Già, perché mai si dice così? Ecco da dove nasce questa parola che designa una tradizione che ha anche una giornata di festa internazionale, che di solito scocca il 18 giugno.
Picnic, da cosa deriva questa parola: le origini e la storia
Il termine picnic deriva dal francese “pique-nique” (diventato poi “picnic” nella lingua di Shakespeare). Si tratta di una parola composta da due vocaboli: dal verbo “piquer”, che vuol dire “prendere” e “stuzzicare” ma anche “rubacchiare”, e dal vecchio suffisso “nique” che indica una piccola cosa, di poco valore. Questa parola ha cominciato a diffondersi alla fine del XVII secolo. Veniva impiegata per designare un pasto frugale, senza particolari formalità, preparato con cibi semplici “trafugati” dalla cucina.
Successivamente, a partire dal 1748, la parola “picnic” fa la sua comparsa nell’Oxford English Dictionary. Comincia così a diventare un termine di uso comune impiegato per indicare un pasto en plein air, all’aria aperta, che vede la partecipazione di più persone desiderose di condividere un momento divertente e rilassante, a base del cibo che ognuno si è portato da casa. Tra XVII e XVIII secolo la nobiltà mangiava già all’aperto durante le battute di caccia, preparando sul momento quanto aveva appena catturato, spezzando anche i lunghi viaggi in sella a un cavallo con pranzi veloci, da consumare in mezzo alla natura.
Questi pasti frugali, ben diversi dagli sfarzosi banchetti di corte, si rivelarono presto una “trasgressione” che prese piede nella nobiltà. Al punto che pure la famosa regina Maria Antonietta si distinse per le “scampagnate” che era solita fare nei prati di Versailles. Dal secolo successivo in avanti la tradizione del picnic uscì dai raffinati circoli nobiliari per assumere sfumature più romantiche come la consumazione di un pasto in un contesto bucolico, sulla riva di un fiume o in spiaggia.
La pratica del picnic interessò molti pittori. In particolare gli impressionisti, che la dipinsero come un momento di romantico corteggiamento, Come ad esempio nel famoso quadro Le déjeuner sur l’herbe (La colazione sull’erba) di Manet.
Parole di Emiliano Fumaneri
Veronese di nascita, ho vissuto molti anni in Trentino-Alto Adige (Merano, Trento, Rovereto). Vivere in una regione di confine così ricca di storia e di strazi ha suscitato in me la passione per le lingue straniere e la curiosità per culture e costumi differenti. Mi appassionano anche la geopolitica e le tematiche ambientali.