Bere l’acqua in bottiglia esposta sotto ai raggi solari può comportare rischi altamente dannosi: ecco cosa potrebbe succedere.
In generale bere acqua fresca è un vero e proprio toccasana per l’organismo. Specialmente durante il periodo estivo, in cui la sete si manifesta più frequentemente, aiuta a mantenere idratati ed eliminare le tossine in eccesso – duplice funzione valevole tutto l’anno. In particolare le bottigliette di plastica, utili e pratiche, da portare sempre con sé. Non a caso, si registrano numeri esponenziali, in termini di acquisto, che evidenziano una forte impennata. Pur vero, però, quanto il materiale impiegato per il confezionamento non sia propriamente salutare.
Sovente rilascia, infatti, particelle e nano particelle, ingerite dall’uomo. Ancor più rischioso bere da una bottiglia d’acqua lasciata, precedentemente, sotto il sole cocente. In tal caso la situazione peggiora sempre più. Una pratica diffusa di cui è richiesta subito la cessazione perché il pericolo che si corre può trasformarsi in un danno serio. La preoccupazione schizza alle stelle perciò cosa accade qualora si abbandoni una bottiglia di plastica, piena d’acqua, alla mercé dei raggi UVA? Finalmente, la verità.
Come già approfondito in un precedente articolo e menzionato poc’anzi, l’acqua è vitale benché anche il suo eccessivo consumo, a volte, può causare problemi, quindi meglio evitare. Pro e contro, quindi, come in qualsivoglia ambito della vita. E se persino surriscaldata dal sole? Un’abitudine spesso ricorrente, soprattutto durante il caldo, magari dimenticata, seppur temporaneamente, sopra un tavolino del bar o in spiaggia. La si scarta, a livello gustativo, poiché divenuta troppo tiepida. Tuttavia essa cela un rischio ben più grave.
Difatti i ricercatori del Guangdong Key Laboratory of Environmental Pollution and Health della Jinan University di Guangzhou, in Cina, hanno sottoposto a un test analitico circa 6 bottiglie in PET (Polietilene Tereftalato ndr) dopo una prolungata esposizione ai raggi solari. Ebbene, è emerso che le medesime rilasciano composi organici volatili, seppur a basse concentrazioni, appartenenti a diverse classi chimiche quali, ad esempio, alcani, alcheni, acidi carbossilici, alcoli e aldeidi. Li si possono ingerire o inalare appena aperta la stessa bottiglietta di plastica.
Ora, si è già fatto cenno alla loro quantità per cui, essendo ridotte, non vi sono pericoli immediati per la salute ma se tale comportamento si dovesse reiterare, portando a un accumulo massiccio di queste sostanze, allora potrebbero insorgere potenziali e concreti rischi. Ad ogni modo, si voglia consigliare l’acqua del rubinetto – si sostiene la sua dannosità benché parrebbe infondata – oppure l’utilizzo delle bottiglie in vetro che conservano perfettamente l’acqua senza renderla (eventualmente) nociva.
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