“Questo Cannavacciuolo non si presenta mai”- dice il giudice e lo chef Antonino stavolta potrebbe finire nei guai.
Guai in arrivo per lo stellatissimo chef Antonino Cannavacciuolo ad opera di un magistrato ravennate che non ha apprezzato la condotta della cooking star, parte lesa in un procedimento a carico di tre ristoratori che, secondo l’accusa, avrebbero abusato del suo nome e della sua immagine: ma come, è parte lesa e finisce nei guai? Sì, proprio così! La legge non perdona neanche la star di “Masterchef” e di “Cucine da Incubo“.
Il 25 gennaio scorso, Cannavacciuolo si trovava a Matera, in Basilicata, per le registrazioni di una nuova puntata del programma televisivo “Cucine da incubo”: peccato che, proprio in quel giorno, fosse tenuto a rendere la propria testimonianza in aula. Puntualmente, lo chef ha comunicato l’impossibilità a presenziare all’udienza chiamando in causa il legittimo impedimento.
Il processo coinvolge la coppia di gestori del ristorante Saporetti di Marina di Ravenna – marito e moglie di 50 e 32 anni – accusati di concorso in contraffazione o uso improprio di opere dell’ingegno o di prodotti industriali e difesi dall’avvocato Massimo Pleiadi. Nel procedimento è coinvolto anche un terzo ristoratore bresciano 63enne, anch’egli parte della gestione del locale e difeso dall’avvocato Marco Agosti.
In particolare, la donna aveva partecipato anni prima al programma “Cucine da Incubo” come cameriera di un ristorante nel Mantovano e, una volta trasferitasi a Marina di Ravenna con il marito, aveva deciso di promuovere il nuovo ristorante con volantini che pubblicizzavano un “Menu di pesce e crudités curato dallo chef Antonino Cannavacciuolo”. Senza badare a spese, la coppia aveva deciso di reclamizzare il menu perfino attraverso l’impiego di un camion vela con la gigantografia del celebre chef, suggerendo l’idea di un forte legame tra il ristorante e Cannavacciuolo.
Incuriosita dalla singolare forma di pubblicità, una fan dello chef lo aveva quindi informato della questione attraverso un social e così Cannavacciuolo aveva deciso di presentare una denuncia a carico dei ristoratori per l’uso non autorizzato del proprio nome e dell’immagine, un brand a tutti gli effetti.
Proprio nel corso dell’udienza del 25 gennaio, lo chef avrebbe dovuto essere sentito in aula, ma – come detto – non si è presentato per l’impegno di lavoro segnalato e il giudice Federica Lipovscek, non riconoscendogli l’invocato legittimo impedimento, gli ha inflitto la multa da 300 euro da versare nella cassa apposita in attesa della prossima udienza, fissata per metà novembre.
In quell’occasione, però, è possibile che gli imputati decidano di avanzare un’offerta di risarcimento: fin dal principio, infatti, Cannavacciuolo si era dichiarato disponibile a non costituirsi parte civile in cambio di una cifra simbolica, ma la proposta era stata respinta al mittente senza tanti complimenti.
Secondo la tesi difensiva, l’esperienza vissuta con il programma “Cucine da Incubo” era stata certamente utile ma aveva mostrato una gestione inadeguata e marito e moglie pensavano che utilizzare il menù ideato per l’occasione potesse rappresentare un’opportunità di rilancio per il nuovo locale.
Intanto, però, Cannavacciuolo dovrà pagare i 300 euro della multa inflittagli: praticamente l’equivalente della cena per due di San Valentino nel locale dello chef campano, il tre stelle Michelin Villa Crespi che, per l’occasione, è già sold out.
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