Il Governo ha deciso di finanziare cure e visite per coloro che stanno affrontando un percorso per uscire dal tunnel dei disturbi alimentari.
Più di tre milioni di cittadini si trovano in balia delle onde a causa di un disturbo alimentare. L’anoressia e la bulimia sono quelli in costante crescita. Nel 2000 erano 300mila le persone che lottavano per uscire da questa situazione, mentre adesso stiamo toccando la soglia dei 4 milioni di pazienti.
Soprattutto con l’avvento della pandemia, i casi sono aumentati in maniera esponenziale, ma il Governo aveva deciso di tagliare i 25 milioni destinati alla prevenzione e alla cura dei disturbi alimentari. Ovviamente questa mossa ha suscitato il malcontento tra cittadini e organizzazioni sanitarie.
Dopo questo grande errore, hanno scelto di correre ai ripari, offrendo così un “Fondo straordinario” di 10 milioni di euro, con l’obiettivo di garantire le giuste cure e renderle accessibili a tutti coloro che sono affetti da bulimia ed anoressia creando così un supporto concreto per i pazienti.
Tale Fondo prevede 32 prestazioni mediche completamente gratuite, tra cui visite e terapie, fondamentali per il recupero da tali disturbi. Accedere però a questo bonus sarà possibile solo da inizio aprile, in quanto è ancora in discussione alla Camera dei Deputati.
Sembra proprio che il Governo abbia affrontato in maniera alquanto superficiale questo tema delicato ed importante, rendendo così poco funzionale la sanità sia a livello regionale che nazionale. Ciò che preoccupa i cittadini è che non tutte le prestazioni saranno completamente gratuite: bisognerà ancora pagare il ticket per visite e controlli più complessi.
Per ora solamente 9 esami destinati alle cure per anoressia e bulimia sono completamente gratuiti. Per altri esami importanti ma un po’ più specifici, come l’elettrocardiogramma, la densitometria ossea o tutti i pasti assistiti, i pazienti saranno costretti a pagare di tasca propria, rendendo le cure non a portata di tutti.
Per le prestazioni sanitarie gratuite bisognerà recarsi negli ospedali, luoghi che dovrebbero assicurare assistenza a tutti i pazienti che devono affrontare il percorso di cure. Ciò porterà ad un aumento di pazienti che si rivolgeranno a queste strutture, ma si rischia di andare incontro a disagi, quali le tempistiche e il sovraffollamento dei luoghi sanitari, destinando le cure solo ai casi più gravi.
Questa situazione potrebbe gravare sulla già precaria organizzazione del pronto soccorso delle cliniche di tutta Italia, arrivando a rendere non efficaci e tempestive le terapie necessarie, soprattutto nei più giovani. Sappiamo bene che gli ospedali non sempre sono il luogo più adatto al trattamento di questi disturbi, e ciò porterà i pazienti a rivolgersi alle strutture private, pagando di tasca propria.
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