Se cercate gusto abbinato a tradizione e creatività non potete mancare al Gatto Verde, alla scoperta del ristorante dell’allieva di Massimo Bottura.
Jessica Rosval è uno dei talenti emergenti della cucina internazionale, personaggio di spicco e rilievo dallo chef stellato Bottura è riuscita a imparare tantissime cose. Una sensibilità che ha dimostrato la sua forza all’interno della cucina. La classe 1985 canadese ha iniziato la sua carriera nel 2001, entrando nell’Osteria Francescana di Bottura prima come cliente e poi come chef. Così è diventata resident chef dell’art resort Casa Maria Luigia che è “una specie di capsula del tempo in grado di raccontare la storia di Massimo e di sua moglie Lara Gilmore, della loro famiglia“.
Massimo Bottura è uno dei chef più accreditati in giro per il mondo, insignito di numerosissimi premi. Il suo Osteria Francescana è un ristorante tre Stelle Michelin nel centro storico di Modena che è stato premiato, due volte, come miglior ristorante al mondo da The World’s 50 Best Restaurants. Un titolo che fa capire il prestigio dell’uomo e della sua cucina e che regala merito anche a chiunque abbia lavorato al suo fianco come in questo caso Jessica Rosval. Ma di quest’ultima andiamo a scoprire più da vicino il Gatto Verde.
Jessica Rosval è considerata uno degli chef più interessanti di questo momento, grazie alla sua personalità e il suo modo di porsi in cucina. Esperienza acquisita al fianco di un personaggio di livello assoluto come Massimo Bottura col quale, come abbiamo visto, ha lavorato a lungo.
Il Gatto Verde nasce grazie all’idea di minimizzare l’impatto ambientale con Bottura che l’ha definito “uno dei ristoranti più sostenibili in tutto il mondo“. È infatti alimentato da pannelli solari dal punto di vista dell’elettricità e dotato di altri metodi per andare a riciclare qualsiasi tipo di emissione prodotta.
E cosa si mangia? La sua cucina si ispira alla Tola Dolza dal modenese “prenditela con calma”. Inizialmente era nato come una costola di Casa Maria Luigia come brunch domenicale mentre oggi è un filo conduttore che porta a questo. Troviamo al suo interno il piacere di cibi lavorati lentamente e lungo un percorso tra cotture a brace, legna e cibi affumicati. Il piatto che contraddistingue questo ristorante è la focaccia idratata con pesto di lardo modenese, hummus di mandorle, ricotta di Rosola e spuntature di cedro. Premiato con una Stella Michelin sta raccogliendo ottimi consensi per crescere ancora.
All’interno del percorso si può scegliere tra il menù alla carta e un menù degustazione da sei portate che viene 140 euro come apprendiamo dal sito ufficiale. Si parte da “Mare e melone” un piatto a base di melone affumicato con acqua di mare, alghe ed erbe marine. Poi è il momento della “Boullabaisse adriatica” e cioè frutti di mare, arancia e zafferano.
Interessante è anche il “Borlengo dall’Appennino” con tartufo nero pregiato emiliano e funghi di montagna. Giriamo pagina sul “Porc Aux Pommes” e cioè mora romagnola, giuggiole e tourtiere. Il primo è una “Pinneapple pasta” e cioè spaghettini di Gragnano con ananas di Sicilia e peperoni cruschi. Interessante è l’amaro in bianco con ruta, bucce di agrumi e sale e infine “Appennino” e cioè latte e siero di Bianca Modenese, cedro e funghi porcini.
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