Pizza, altro che margherita: queste sono le più bizzarre e probabilmente non le mangeresti mai

Le pizze dai sapori più strambi e che mai mangeremmo

Pizze varie (buttalapasta.it)

In tanti detestano la famigerata pizza all’ananas, ma c’è ben di peggio in circolazione. Dalla pizza con salsicce di alligatore a tanto altro: avresti il coraggio di assaggiarle?

La pizza è uno dei piatti base dell’intera umanità. Diffusa in ogni angolo del mondo, questa specialità, che è il piatto tipico di Napoli, è amata ed apprezzata in tutti e cinque i continenti. Una bella pizza è proprio quel che ci vuole quando si ha voglia di qualcosa di sfizioso, da avere in tavola senza alcuno sforzo. Basta recarsi nella propria pizzeria di fiducia, oppure farsela consegnare a domicilio.

Le pizze dai sapori più strambi e che mai mangeremmo

Pizze varie (buttalapasta.it)

E tanto da soli quanto in compagnia, la pizza rappresenta un pasto – solitamente per cena – al quale potere unire qualcosa di bello da guardare in televisione. Ma mai e poi mai il suo creatore – che viene storicamente identificato con la figura storica del cuoco Raffaele Esposito della antica Pizzeria Brandi – avrebbe potuto immaginare certe derive incontro alle quali la sua invenzione culinaria sarebbe andata nei decenni a venire. Le prime pizze della storia storicamente documentata risalgono al giugno del 1889.

Lo stesso Esposito ne cucinò tre su espressa richiesta della regina del Regno d’Italia, Margherita di Savoia. La quale indicò in quella a base di sugo di pomodoro, basilico e mozzarella la sua preferita. Non a caso erano i colori della bandiera del Regno d’Italia, e da qui nacque anche l’associazione tra la più classica delle pizze e la sovrana, a mo’ di omaggio. C’erano anche stati dei prototipi sempre realizzati dalla Pizzeria Brandi (con il termine “pizza” che, a quei tempi, stava ad indicare quasi del tutto delle preparazioni dolci, n.d.r.), mentre alcuni antenati della pizza così come la concepiamo oggi ci sono stati anche in epoca rinascimentale. Più o meno quando il pomodoro è arrivato in Italia dall’America (1548).

Quali sono le pizze più strane da mangiare

Come ogni cosa, anche la pizza si è evoluta e ha conosciuto delle trasformazioni con il passare del tempo. Ad esempio, un altro classico di Napoli è la “pizza sasicc’ e friarielli”. Preparazione tipicamente invernale, fatta con salsicce, friarielli (cime di rapa di una specifica varietà presente solo in certe zone della Campania, ma altrove si possono sostituire con altre tipologie di broccoletti) e mozzarella, oltre che con olio ed aglio. Oppure c’è la pizza caprese, con basilico e pomodori freschi e mozzarella tagliati a fette grosse.

Le pizze dai sapori più strambi e che mai mangeremmo

Pizza all’ananas (buttalapasta.it)

Queste sono alcune specialità favolose da gustare. Ma c’è chi trova irresistibile altri tipi di pizza, come ad esempio quelli che seguono. Dalla pizza all’ananas – una margherita con su delle fette di questo frutto tropicale, alla pizza al gelato. Quest’ultima consta di una base croccante da cospargere con del gelato di vari gusti. Esistono pure la pizza pollo e la pizza al sushi (i nomi dicono tutto), così come la pizza al cioccolato: la base classica va ricoperta di cioccolato fuso al quale potere aggiungere anche una granella di biscotti e tanto altro. Nei Paesi anglofoni è possibile imbattersi pure nella pizza al bacon, con anche uova, fagioli e funghi. E negli Stati Uniti c’è pure la Mac’n Cheese (Macaroni and cheese), ovvero la pizza maccheroni e formaggio.

Per chi ha uno stomaco forte, nello stato americano della Lousiana c’è pure chi propone la pizza fatta di salsicce di alligatore, cosce di rana e filetto di pitone. Tutti rettili tipici della fauna locale e che inevitabilmente sono finite nella dieta del posto. Sempre restando in USA, c’è la Candy Cane Pizza, una pizza margherita o ai quattro formaggi del tutto ricoperta di bastoncini di zucchero. In Finlandia qualcuno ha inventato la pizza alla carne di renna. Ed in Giappone c’è la pizza con anguille, calamari e maionese. Che dire se non buon appetito.

Parole di Salvatore Lavino

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