Di Antonetta Del Prete | 25 Febbraio 2024
Ti è mai capitato di mettere il pane sottosopra a tavola e che qualcuno un po’ più grande di te ti riprendesse? Ecco perché porta sfortuna!
Quanto è buono il pane? La sua storia risale a migliaia di anni fa e rappresenta un importante capitolo nella storia dell’alimentazione umana. Le prime tracce di produzione di pane risalgono al periodo neolitico, circa 10.000 anni fa, quando gli esseri umani iniziarono a coltivare cereali come grano, farro e orzo. Inizialmente, la farina veniva macinata a mano con pietre e impastata con acqua per creare una sorta di pasta piatta cotta sulle pietre calde.
Intorno al 3000 a.C., si sviluppò la tecnica di lievitazione naturale grazie all’azione dei lieviti presenti nell’ambiente. Questo processo consentiva al pane di diventare più soffice e leggero, contribuendo alla diffusione della sua produzione e consumo. E ancora oggi il pane è uno degli alimenti base della cucina. E secondo la tradizione metterlo capovolto a tavola è severamente vietato.
Perché questa antica superstizione persiste ancora oggi? La risposta risiede in una combinazione di fattori religiosi e storici che hanno plasmato la percezione del pane rovesciato nel corso dei secoli.
Perché il pane non si mette capovolto a tavola
Uno dei motivi principali dietro il divieto del pane capovolto risiede nel suo simbolismo religioso. Nel Cristianesimo, il pane è considerato il “Corpo di Cristo” durante la celebrazione dell’Eucaristia. Pertanto, mettere il pane capovolto a tavola viene visto come una mancanza di rispetto verso questo sacro simbolo.
Tuttavia, c’è anche un aspetto storico che contribuisce a questa superstizione. Nel Medioevo, in Francia, esisteva un codice segreto tra i fornai, noto come il “Pane del Boia“. Questa pratica derivava dal fatto che i boia erano spesso emarginati dalla società e ricevevano trattamenti discriminatori.
Durante quei tempi bui, i fornai preparavano spesso un pane di qualità inferiore per i boia, rovesciando il pezzo come segno di disprezzo. Questo gesto simboleggiava il rifiuto sociale e il biasimo verso coloro che svolgevano il duro compito dell’esecuzione. Tale pratica, sebbene originariamente fosse un atto di protesta sociale, si trasformò col tempo in una superstizione che porta sfortuna.
Un altro aspetto interessante è la variegata scala sociale del pane nel corso della storia. Nel passato, il pane veniva suddiviso in diverse categorie in base alla classe sociale. Il “Pane del Papa” e il “Pane dei Cavalieri” erano considerati i più pregiati, mentre il pane più scuro e meno raffinato era riservato alle classi inferiori.
Questo sistema di classificazione del pane rifletteva le disuguaglianze sociali dell’epoca e contribuiva a perpetuare le divisioni tra le varie fasce della società. Il pane capovolto, con la sua associazione al “Pane del Boia“, rappresentava quindi una violazione delle norme sociali e un segno di mancanza di rispetto verso gli altri commensali.
In conclusione, il divieto del pane capovolto a tavola è il risultato di una combinazione di motivi religiosi e storici. Sebbene possa sembrare una superstizione antiquata, la sua persistenza nel tempo riflette le profonde radici culturali e sociali legate al pane e alla sua importanza nella vita umana. Che si tratti di rispetto religioso o di ricordo storico, il pane capovolto continua a essere evitato come un tabù culinario che invoca sfortuna e disprezzo.
Parole di Antonetta Del Prete
Antonetta Del Prete lavoro per Web365 da settembre 2023. Ho 33 anni e vivo in Provincia di Napoli. Sono una laureanda in lingue e culture straniere in quanto iscritta all'università degli studi di Salerno. Ho una grande passione per la letteratura in generale e mi piace molto leggere libri di vario genere dalla letteratura classica ai generi più moderni e guardare serie TV. Mi piace anche tantissimo scrivere e tenermi sempre aggiornata su ciò che accade attorno a me.