Di Olga Luce | 17 Ottobre 2023
Gli spaghetti all’assassina sono tra i primi piatti più celebri della gastronomia pugliese contemporanea, ma la loro origine è tutt’altro che mitica!
Quando un piatto diventato molto famoso ha anche un nome molto evocativo, allora è facile che si moltiplichino le leggende sulla sua origine. Gli spaghetti all’assassina avrebbero potuto essere preparati per qualcuno che aveva appena ucciso un uomo oppure per ammazzare qualcuno di sgradito con la loro estrema piccantezza, ma le cose non sono andate affatto così.
Questo caratteristico primo barese è nato in realtà negli anni Settanta del Novecento in una specifica trattoria di cui oggi si conosce benissimo il nome e che continua a preparare questa specialità anche a distanza di anni.
Per coloro che non lo sapessero, gli spaghetti all’assassina non sono altro che spaghetti al pomodoro con un’abbondante dose di peperoncino macinato. A renderli assolutamente unici però sono le crosticine bruciacchiate che li ricoprono in parte e che rendono il loro sapore così unico.
Le vere origini degli Spaghetti all’Assassina
Gli Spaghetti all’Assassina sono nati in una famosa trattoria di Bari, Il Sorso Preferito che un tempo si trovava in Via Bozzi e poi si trasferì in Via de Vito. La trattoria era di proprietà di Anna Fusaro ma nel 1967 venne rilevata da Enzo Francavilla, già cuoco in un altro famoso locale della zona, la Sirenetta.
Francavilla afferma di essere il creatore della ricetta, che venne improvvisata sul momento per due clienti del Nord Italia che gli chiesero di mangiare un primo tipico e sostanzioso. All’epoca però la trattoria serviva quasi esclusivamente piatti freddi, come formaggi e affettati. Per non scontentare i clienti, comunque, Enzo Francavilla andò in cucina e preparò degli spaghetti al sugo di pomodoro piccante e li fece saltare nelle vecchie padelle di ferro del locale, avendo cura di far addensare bene il sugo. Quando li servì, il cuoco consigliò ai suoi clienti di bere soltanto alla fine del pasto, e loro così fecero, ordinando poi parecchio vino per lavare via il piccante. Fu uno di quei due clienti che disse al cuoco “Buono, ma sei un’assassino“ e da lì venne l’idea di chiamare quel piatto improvvisato “spaghetti all’assassina“.
Il primo fu talmente apprezzato che venne richiesto anche da molti altri clienti della trattoria: il cuoco e sua moglie si arresero all’idea di inserirli nel menu e continuarono a prepararli nelle vecchie padelle di ferro che fanno attaccare il sugo e lo bruciacchiano intorno agli spaghetti. Nicholas Antonacci, che all’epoca lavorava nel locale, spiegò che la signora Francavilla era molto felice di servire quel piatto, perché subito dopo i clienti ordinavano moltissimo vino e gli affari andavano a gonfie vele!
Parole di Olga Luce
Classe 1982, napoletana di nascita e genovese per scelta. Smart worker prima che diventasse mainstream. SEO nerd dal 2015, web content creator professionista dal 2019. Problem solver per mancanza di pazienza, nemica giurata del "si è sempre fatto così". Scrive di attualità, spettacolo e lifestyle, è appassionata di grafica e trova soluzioni semplici a problemi complessi.